Cari visitatori, buona sera.
Bentrovati al quarto appuntamento con la rubrica il Maistro Ripete.
Questa rubrica nasce dal desiderio di condividere i consigli e gli insegnamenti che il nostro maestro, Simoni Giorgio, V Dan Aikikai d’Italia, ha ricevuto direttamente, nel corso dei suoi 35 anni di pratica, da grandi maestri giapponesi, quali, a titolo esemplificativo, Nomoto-sensei, Hosokawa-sensei, Fujimoto-sensei e Tada-sensei.
Chiaramente, ci teniamo a precisare, queste nozioni in pillole, non intendono sostituire la figura di un vero maestro o di un allenamento costante.
Se sei un neofita e ti abbiamo incuriosito, ti invitiamo ad informarti e a ricercare un Dojo ove, eventualmente, potrai avvicinarti a questo splendido mondo.
Tecniche
Tachi-waza
Katatori Ikkyo Omote e Ura
Katatori Kokyunage
Katatori Tenchinage
Katatori Men-uchi Ikkyo Omote e Ura
Katatori Men-uchi Iriminage
Shomenuchi Ikkyo Omote e Ura
Shomenuchi Nikyo Omote e Ura
Shomenuchi Sankyo Omote e Ura
Shomenuchi Yonkyo Omote e Ura
Yokomenuchi Ikkyo Omote e Ura
Yokomenuchi Nikyo Omote e Ura
Yokomenuchi Sankyo Omote e Ura
Yokomenuchi Yonkyo Omote e Ura
Cosa ricordarsi?
Questa settimana i consigli del M°Simoni si sono concentrati sulle piccole cose.
Così come il battito d’ali di una farfalla può generare un tornado dall’altra parte del mondo, l’utilizzo della spalla sulle tecniche katatori cambia radicalmente il feeling con la tecnica, posizionando il polso di uke in una condizione più simile a nikyo, ottenendo un duplice effetto di leva che semplificherà il nostro lavoro da tori.
Ebbene sì, per molti di noi il tempo delle concessioni sta esaurendosi, così diviene essenziale concentrare lo sguardo e la mente sui dettagli, un passo piuttosto che un piccolo movimento possono fare la differenza; Questo diventa fondamentale nell’esecuzione di Ikkyo, Nikyo, Sankyo e Yonkyo.
Per i primi tre principi risulta fondamentale la mano secondaria quella, cioè, che colpisce il gomito e pone uke in Ma-Ai difensiva; attuata questa condizione, entra in gioco Tegatana: con la mano al polso, un movimento rotatorio cambia la condizione facendoci passare da Ikkyo a Nikyo a Sankyo.
Per quanto concerne Sankyo il polso è già in leva prima dell’intervento della seconda mano, in ura il cambio mano si manifesta durante il taglio, mentre in omote solo quando le condizioni di sicurezza lo consentono.
Un discorso simile vale anche per Yonkyo; una volta trovate le condizioni per l’esecuzione della tecnica, il controllo su uke è imposto, in omote dalla gamba che non lascia spazi fra se stessa e la spalla, mentre in ura, il gomito di uke diventa la punta della nostra spada e taglierà verosimilmente le gambe di uke stesso (gomito verso il basso).
Pertanto, il segreto che separa una buona esecuzione da una tecnica abborracciata sta nei piccoli gesti, ma anche nella calma dell’esecuzione stessa.
A tal proposito va ricordato come una tecnica eseguita caoticamente in velocità, non implichi necessariamente la correttezza della tecnica stessa, quanto, semmai, l’esistenza di molti dubbi che siamo desiderosi di occultare.
Una pratica fluida, armonica, uniforme è certamente da preferirsi a qualsivoglia altro metodo, in particolare se eseguita con la corretta respirazione.