Questa volta l’occasione è un week-end di Aikido ad altissimo livello speso da Luca B. e me fra Corsico e Milano.
Il mio sabato è iniziato qui a La Spezia, al Dojo, con una lezione di Jo, Jo-Do e Aiki-Jo; un buon modo per impostare la giornata all’insegna del relax.
Finita la lezione, dopo un pranzo consumato in gran fretta, fra un invaligimento e l’altro, recupero Luca B. e finalmente partiamo alla volta di Corsico dove, nel Dojo del maestro Cardia, ci attendeva una lezione con il maestro Foglietta, VI Dan Aikikai d’Italia.
Nonostante il maltempo, il traffico scorrevole ci ha permesso di essere a Corsico con grande calma ed in largo anticipo.
1. Foglietta
La lezione é stata incentrata su tecniche tendenzialmente molto lineari e sviluppate a partire da katatetori jakuhanmi e da yokomenuchi. Tori accoglieva Uke linearmente giocando parecchio di ginocchia e creando, con l’uso delle mani e degli atemi, specifiche condizioni in cui Uke si trovava comunque costretto ad accettare la posizione di vantaggio di Tori.
Queste tecniche, kaitennage e nikkyo, hanno poi portato il Maestro Foglietta a introdurre una variazione di uscita da attacco Yokomenuchi da cui si sono sviluppati waza di nikkyo, sotokaitennage, kaitennage ed iriminage.
Per rendere tutto questo possibile, la complicità fra tori ed uke risulta condizione imprescindibile.
Centrale nel lavoro di uke, ed essenziale per Tori diventa, quindi, il gioco di gambe; un buon uso delle gambe, delle ginocchia e delle anche permette di adattarsi alle varie condizioni, di avere sempre una postura corretta e la giusta reattività, fondamenta della compartecipazione della tecnica, ma anche nella riuscita delle leve articolari.
A tori è stato ammonito, fra le altre cose, di ricordarsi di avere una seconda mano, la quale, benché possa apparire meno attiva della primaria (ovviamente a seconda della tecnica) gioca sempre un ruolo fondamentale per la buona riuscita del waza in tutta sicurezza e prontezza.
Proprio le mani risultano centrali anche in tecniche in cui non si usano, come nel kaitennage introduttivo; del resto, dove vanno le mani, vanno gli occhi, e quindi il corpo.
Spesse volte, ricorda il maestro Foglietta, da uke, assumiamo atteggiamenti passivi, approcciando alla tecnica con la sconfitta negli occhi fin dal primo passo, condizionando, così, i movimenti di Tori.
Ebbene, uke, in realtà, è attento, ricettivo, pronto a sfruttare ogni apertura, a evitare ogni rischio (usando anche lui, se necessario, la mano secondaria, per tutelarsi da eventuali atemi di tori);
L’obiettivo che deve essere sempre fisso nella mente di uke è di non attaccare convinti di aver già perso, ma con lo spirito desideroso di combattere per portare a casa la pellaccia sana e salva.
Interessantissimo il Kokyu-Ho finale, concepito in modo da sviluppare un buon lavoro di sen-no-sen e di mignoli.
Un’ottima pizza in compagnia ha concluso la serata in un clima piacevole e rilassato.
2. Montenegro
Di buon’ora, un po’ stanchi ma sollevati dal pensiero di un lezione con il maestro Montenegro, IV Dan Aikikai d’Italia, approcciamo al Dojo.
Dietro un anonimo portale in ferro, in un piccolo cortile punteggiato da qualche foglia rinsecchita, su per una stretta scaletta di mattoni rossi, dietro una vecchia e scricchiolante porticina di ferro, superato un pesante tendaggio, si cela l’intima e piacevole segreteria dal mobilio essenziale.
Seduto alla scrivania, nel suo kimono bianco, Daniele Montenegro.
Con un sorriso ci accoglie e, dopo esserci salutati, ci invita a compilare un modulo per l’iscrizione alla lezione; ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere e, man mano che gli allievi iniziano ad affluire, il Maestro ci ricorda anche le regole di buona creanza in uso presso il suo Dojo.
Il tatami fisso, di buona qualità, ben curato e allineato, si armonizza, con il suo tono verde oliva, alle pareti rivestite in legno ed ai séparé realizzati per ricavare intelligenti spogliatoi “sul campo” perché, ahimè, la struttura non dispone di una stanza adibita e questo accorgimento si rivela indispensabile e ben congegnato.
Se possibile, l’atmosfera raccolta, fortemente spirituale, con la luce del sole delicatamente soffusa attraverso le strette finestre, facevano apparire questo Dojo uscito da altri tempi;
Probabilmente questa sensazione si é propagata in me come il delicato profumo di incenso bruciato durante la settimana o per la tradizionalità dell’arredamento unita al calore ed alla dedizione degli allievi, tutti prodighi al mantenimento dell’ordine e della pulizia nel più religioso rispetto verso persone e cose.
Dopo i classici esercizi di meditazione e riscaldamento il Maestro Montenegro ci ha mostrato tre modi diversi di fare Ikkyo-undo, sui quali ha poi sviluppato katatetori aihanmi Ikkyo omote ed ura (con kaiten), ushiro ryotetori (con kaiten) nikkyo omote ed ura e infine ushiro ryotetori (con kaiten) koshinnage.
Il Maestro ci ha tenuto a sottolineare come Aikido sia un atto di comunicazione fra Tori ed Uke, non un duello. Questo deve essere evidente nell’interazione Tori-Uke e nell’esecuzione delle tecniche, prediligendo ai waza diretti, rozzi, che annichiliscono la comunicazione, un percorso più elegante in cui Tori invita al dialogo Uke nell’espressione della tecnica. Diventa così importante studiare la solita “lingua”, senza dimenticare mai che Uke gioca un ruolo fondamentale, a partire dalla sincerità dell’attacco e dalla cura che pone alla propria postura, condizioni indispensabili per la sicurezza del proprio centro.
Come sempre l’eredità metodologica lasciata da Fujimoto-sensei ha permesso di praticare con grande serenità e fluidità, in un contesto molto attento al modo di agire di Uke e incentrato sul rispetto reciproco e del luogo di pratica.
Indubbiamente due grandi Maestri ci hanno deliziato con quasi cinque ore di Aikido intensissimo e ben equilibrato dal punto di vista dello studio corpo-mente, in un contesto sano e rispettoso, concentrato e dinamico allo stesso tempo, tutti zitti e attenti a studiare, con gli occhi ben spalancati per non farsi sfuggire nulla.
Questi eventi hanno una preziosità intrinseca per qualunque praticante, fosse anche per ricordarsi, come é capitato a me, che per molte cose ci si può sentire ancora un mu-Kyu.
Questa sensazione ti sprona a tirare fuori una buona dose di umiltà e passione che possono aiutarti a metterti in discussione e crescere davvero, sempre!