Ciao a tutti e bentrovati sulle pagine di questo blog.
Trovo incredibile come, al termine di ogni lezione di Aikido, l’esperienza spirituale oltre che fisica, si ampli talmente tanto da spingermi a pestare sulla tastiera e condividere qualche insegnamento ricevuto.
Indubbiamente il merito di questi stimoli, oltre che alla predisposizione mentale propria della pratica, derivano da buoni maestri, di Aikido in primis, ma di vita in particolare.
La fortuna di noi, forse pochi, allievi dell’Aikido Club, è di avere un maestro che trascende il solo insegnamento tecnico, così che l’esperienza di attraversare il parco ed entrare nella quiete del Dojo è assimilabile a quella dell’ingresso in un tempio Buddista Zen;
Certo, non ci sono campane o niente di riconducibile all’architettura nipponica antica, niente di apparente, ma solo tanto reale, tanta Vita.
Questa riflessione, per esigenza di completezza, desidero dividerla in diverse parti, che verranno pubblicate separatamente, e poi unificate nell’apertura di una pagina di approfondimento.
Prologo
Come molti di voi di certo sapranno, l’Aikido è nato dalle ceneri del Daito Ryu e dalla lancia, di cui O’Sensei era considerato il più grande rappresentante vivente in tutta la storia del Giappone.
Armi letali ed essenziali nelle guerre che hanno dilaniato il Giappone per quasi tutta la sua storia, la Spada e la Lancia giunsero dalla Cina intorno al IV secolo d.C.
Perfezionate e trasformate per essere ancora più perfette e letali, nella tecnica come nella realizzazione, la spada ha sempre avuto un ruolo grandemente spirituale.
Un po’ di Shinto
La letteratura Shintoista riferisce che il dio Haya Susaano, figlio di Izanagi, nella regione di Izumo, uccise un drago ad otto teste, il quale, all’interno della coda, serbava una lama, chiamata Tsumugari. Prelevata la spada, la consegnò alla dea Amaterasu che la diede al nipote, Ninigi quando venne a governare il Giappone.
Tsumugari venne condotta in una spedizione contro gli Ainu dal quattordicesimo imperatore del Giappone, Yamato Teraku. Durante un agguato in cui venne dato fuoco ad una prateria, il principe, o la spada, falciarono l’erba creando una via di fuga. Da allora la spada è nota come Kusanagi no Tsurugi.
Attualmente essa viene consegnata ad ogni imperatore del Giappone il giorno della sua nomina.
Leggenda e Zen
La Spada, per il Samurai, assume e denota un significato fortemente spirituale e legato alla propria famiglia, si dice che essa ne detenga l’animo, e che ogni spada abbia una propria personalità, famose, in tal senso, due spade, una prodotta dal maestro Masamune ed una prodotta dal maestro Muramasa, legate indissolubilmente ad una leggenda.
Si narra che i due fabbri decisero di sfidarsi per determinare chi fosse in grado di forgiare la spada più tagliente e letale.
Decisero così di immergere le punte delle due lame in un fiume.
La spada di Muramasa, allievo di Masamune, Juuchi Fuyu, era così assetata di sangue da tagliare ogni cosa incontrasse, mentre quella di Masamune, Yawaraka-Te, non tagliò nulla e pareva avvolta da un’imperturbabile quiete.
Un monaco che ebbe modo di assistere alla sfida, si pronunciò in tal senso.
La prima spada è senza dubbio una spada tagliente, ma è portatrice di sangue, una spada malvagia che non fa differenza fra ciò che taglia. Può essere buona per tagliare farfalle così come teste. La seconda è notevolmente più tagliente delle due, e non taglia senza motivo ciò che è innocente
La spada giapponese vide il suo tramonto alla fine del 1800 con la restaurazione Meiji prima e con l’occupazione americana nel dopoguerra poi, quando cioè, gli statunitensi, vietarono al popolo giapponese la pratica delle arti marziali e la forgiatura delle lame.
Fortunatamente la tradizione e la cultura della spada sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, grazie anche alla coriacità del popolo giapponese che, in un modo o nell’altro è riuscito a far sopravvivere le antiche scuole di forgiatura, considerate un tesoro nazionale.
[continua]