
Morihei Ueshiba (植芝盛平 Ueshiba Morihei) nacque a Tanabe – un paese che sorge lungo la costa del distretto Kii o Prefettura di Wakayama – il 14 Dicembre 1883 da una famiglia ricca e benestante, imparentata, nel ramo materno, con l’antico clan Samurai dei Takeda.
Il contesto natio è di certo uno dei più desiderabili: splendide foreste che si protraggono verso catene montuose che ospitano magnifiche cascate e curative fonti termali. È anche il luogo in cui sorgono i templi di Kumano, un’area sacra in cui si dice che le divinità shintoiste scesero sulla terra celando il cancello che conduce alla Terra pura dell’amida Buddha. Non a caso il distretto è noto come il luogo in cui “divinità e natura sono tutt’uno“.
La storia della vita di Morihei, che lo portò dall’essere un fragile ragazzino a divenire il fondatore dell’Aikido, affonda le proprie radici nella fragilità.
Temprato nel fragile corpo dal sumo, dal nuoto, dalla pesca e dalle frequenti scalate, il giovane Morihei divenne presto un adolescente robusto.
Ragazzino vispo ed intelligente, non era fatto per rimanere rinchiuso a scuola, trovò così lavoro come contabile.
All’età di 18 anni il padre, con una sorta di promoveatur ut amoveatur, lo inviò a Tokyo a cercare la propria strada.
Lì aprì una bottega di cancelleria di successo e praticò meditazione Zen nel templio di Kamakura.
Abbandonò tutto di punto in bianco e nel 1903 si sposò.
Nello stesso anno, sulla scia dei venti di guerra fra Russia e Giappone, dopo diverse peripezie, riuscì ad arruolarsi.
Nel 1905 venne inviato al fronte, in Manciuria, ma fu tenuto lontano dalla sottile linea rossa, dove molte vite trovarono la morte.
Mi piaceva far parte dell’esercito, quando ero giovane, ma anche allora sentivo dentro di me che la guerra non è mai la soluzione ad alcun problema.
Congedato nel 1906, tornato in famiglia, il padre lo spinse ancora di più verso la pratica delle arti marziali, nel tentativo di dare un senso alla vita del figlio.
Nel 1909 Morihei conobbe Kamagusu Minajata (1867-1941), eclettico personaggio dalla memoria prodigiosa – si narrava che conoscesse oltre dodici lingue – il quale fondò un’università popolare a Tanabe.
Insegnò a Morihei l’uguaglianza fra le genti, a lottare contro le ingiustizie e a difendere l’ambiente.
Era Taishō (1912-1926)
Dopo aver condotto e cercato di insediare, senza successo, una colonia in Hokkaido, terra fredda e remota a nord del Giappone, nel 1915 incontrò Sokaku Takeda (1859-1943), uno degli ultimi baluardi degli antichi guerrieri.
Nonostante la costituzione minuta ed esile, Sokaku era un guerriero formidabile e prudente; girava con un bastone che ospitava una spada e non entrava in nessun luogo e non mangiava nulla se altri di fiducia non lo avessero fatto prima di lui; Era un eremita, vagava insegnando Daito Ryu Aiki-jutsu, e Morihei divenne il suo allievo prediletto.
Ascolta il suono muto, e osserva la forma informe. Con uno sguardo leggi la mente del tuo avversario, e consegui la vittoria senza contrasto.
Nel 1919, Morihei, lasciò tutte le sue proprietà al Maestro Sokaku, abbandonò l’Hokkaido e intraprese la via del ritorno per Tanabe, desideroso di rivedere il padre morente.
Sulla via del ritorno al capezzale del padre morente, la sua vita viene segnata dall’incontro con Ōnisaburō Deguchi (1871-1947), capo di una setta shintoista chiamata Ōmoto-kyō.
Finalità dell’Ōmoto Kyō era l’armonia di tutte le credenze e la giustizia sociale attraverso l’agricoltura naturale e la pratica delle belle arti.
Morihei si trasferì pertanto con la sua famiglia a Ayabe, ove sorgeva la sede dell’Ōmoto kyō.
Nel 1921 nacque Kisshomaru, ma Morihei e sua moglie avevano perso due figli nel primo anno di soggiorno presso la sede dell’Ōmoto kyō.
Morihei non si diede per vinto, fondò il suo primo dojo e invitò Sokaku che ivi rimase per sei mesi.
Tuttavia Sokaku non rappresentava esattamente i valori dell’Ōmoto Kyō, in particolare non andava particolarmente d’accordo con Onisaburo che lo riteneva un assassino. Fu così che il legame fra Morihei e Sokaku, col passare del tempo iniziò ad affievolirsi, spegnendosi definitivamente nel 1936.
Nel 1924 partì con Ōnisaburo per la Mongolia, con l’intento di convertirla e di fondare nella mitica Shambhala un paradiso in terra. Dopo aver rischiato la vita più volte per cause naturali, come ciliegina sulla torta vennero arrestati e condannati a morte dall’esercito cinese. La pena vene fortunatamente sospesa.
Tornati in Giappone, Onisaburo, inguaribile ottimista stava già programmando una nuova avventura mentre Morihei ne uscì cambiato, trasfigurato
se la nostra mente è pura e ferma possiamo immediatamente percepire un attacco ed evitarlo. Così realizzai l’essenza dell’Aiki (l’arte dell’armonizzazione)
1925, la rigogliosa primavera di Ayabe portava spesso Ueshiba, grande amante della natura, a cercare refrigerio passeggiando nel suo giardino.
Quel giorno però fu destinato a rimanere impresso nella sua mente:
All’improvviso la terra tremò. Un vapore dorato fuoriuscì dal terreno e mi avviluppò. Mi sentii trasformato in un’immagine dorata, e il mio corpo era leggero come una piuma. Potevo capire il linguaggio degli uccelli. Tutto ad un tratto, compresi la natura della creazione: la via del Guerriero consiste nel manifestare l’amore divino, uno spirito che abbraccia e nutre tutte la cose. Lacrime di gratitudine e gioia scesero lungo le mie gote. La terra intera era la mia casa, e il sole, la luna e le stelle erano miei amici intimi. Ogni attaccamento alle cose materiali svanì del tutto. Io sono l’Universo!
Dal 1° al 17° anno dell’epoca Shōwa (1926- 1942)
A seguito del risveglio spirituale, Morihei venne presto conosciuto come il Maestro dei Maestri.
Dal Daitōryū Aikijujitsu si entra nell’epoca del Ueshibaryū Aikijutsu, successivamente modificato in Aiki-bujutsu e in seguito Aiki-budō. Aggiunse al Daitōryū le sue conoscenze relative alle tecniche di lancia (Sōjutsu), di cui era un rinomato esperto, creando così il metodo “uchikomi”, una sorta di “kata che vive” che viene considerato tipico dell’Aikido.
Nel 1931 si trasferì a Tokyo ove aprì il Kobukan Dojo, ora Hombu Dojo, ove insegnò ai propri allievi la gestione della propria energia, a cadere “come gatti” e ad essere “morbidi”, in sostanza, il muteiko, la non-resistenza.
Un allievo di Ueshiba, Shirata, tenendo una lezione di Aikido ad Osaka, venne sfidato dal famoso lottatore di sumo Yukawa Tsutomo, il Sansone del Kobukan, il quale, attaccandolo esclamò
Prova a non resistere a questo!
Shirata, dopo averlo atterrato ed immobilizzato, con un sorriso replicò:
Vedi? Nessuno può resistere alla non-resistenza!
Il famoso lottatore di Judo Nishimura ricorda una sfida con Ueshiba-sensei in questi termini:
Può esistere veramente un’arte marziale in cui il praticante atterra l’avversario con un sorriso?
A chi chiedeva di diventare allievo di Ueshiba, egli rispondeva che li avrebbe accettati volentieri a patto che avessero impiegato tutte le loro energie esclusivamente nell’unico obiettivo dell’aiutare il prossimo per migliorare il mondo intero.
In tal senso Morihei dedicava moltissimo tempo alla preghiera.
Riguardo a quest’epoca, si racconta inoltre che Yamamoto Gonbê (1852~1933, Ammiraglio e Primo Ministro), assistendo ad una dimostrazione del Maestro Ueshiba, abbia detto “E’ la prima volta, dopo la Restaurazione Meiji (1868), che vedo una lancia che ‘vive’…!” e che che il Maestro Kanō Jigorō (1860~1938) del Kodōkan abbia affermato:
Questo è il vero Judo che ho sempre desiderato (praticare)!
Gli anni della guerra consumarono molto Morihei che era in apprensione per il suo popolo ed i suoi allievi.
Persino durante la guerra bisogna evitare il più possibile l’uccisione di altre vite umane. È sempre un peccato uccidere.
Nel 1942 una voce interiore disse a Morihei
Tu sei colui che deve assumere il ruolo di profeta della pace ed insegnare agli esseri umani a vivere con coraggio creativo. Costruisci un satuario in onore dello spirito della Pace e dell’Armonia.
Fu così che Morihei si trasferì ad Iwama, prefettura di Ibaraki, per allenarsi e coltivare la terra. Fu da questo momento che lui chiamò la sua disciplina: Aikido.
Dal 18° anno dell’epoca Shôwa (1943) fino ai nostri giorni
E’ questa l’epoca, dal dopoguerra in poi, in cui l’Aikido fu presentato al pubblico e si venne a diffondere in tutto il mondo, grazie anche al figlio Kisshomaru e di altri discepoli anziani.
In questa fase Morihei dedicò molto tempo alle dimostrazioni pubbliche lasciandosi filmare e fotografare.
Diede anche il suo benestare ai corsi per bambini dopo aver visto la gioia degli stessi e delle loro famiglie.
L’Aikido è la Via del’Armonia. Accomuna persone di tutte le razze e manifesta la forma originaria di tutte le cose.
Lo scopo dell’educazione è aprire il vostro spirito.
Morirà il 26 aprile 1969 per un cancro allo stomaco, ai suoi allievi dirà, in punto di morte:
Venite a stringere le vostre mani con questa vecchio nonno, per unire tutto il mondo.
Curiosità
Il nome di O’Sensei significa: “pace abbondante”
Un allievo ricorda Morihei così:
Il Grande Maestro è come il monte Fuji. Così maestoso e affascinante a distanza, ma così ripido e difficile da scalare quando si è vicini ad esso.
Il testamento di O’Sensei furono i cinque principi dell’Aikido.
- L’Aikido è il Grande Sentiero che attraversa l’Universo ed i suoi domini. Esso abbraccia e armonizza tutte le cose.
- L’Aikido opera in base alla verità ricevuta dal cielo e dalla terra. Dovrebbe essere il fondamento di ogni attività.
- L’Aikido è il principio dell’unificazione del cielo, della terra e della razza umana.
- L’Aikido permette ad ogni individuo di seguire un sentiero adatto a sé, rendendo ogni essere umano capace di conseguire l’armonia con l’universo.
- L’Aikido è la Via dell’Amore supremo, illuminato, perfetto ed inesauribile, che unisce e sostiene l’universo.
Bibliografia
L’Arte della Pace – Morihei Ueshiba a cura di Johns Stevens
Aikikai d’Italia